Nucera (Confindustria): “Zes a rischio. Servono più soldi e sburocratizzazione”. E lancia una “crociata” contro l’assenteismo e per il salario differenziato

nuceragiuseppe600di Mario Meliadò - Difficile pensare alla Zona economica speciale, il cui Piano strategico è stato appena "tenuto a battesimo" a San Ferdinando dai vertici di Regione ed Enti territoriali, senza pensare anche agli imprenditori.

Per molti versi, è proprio l'impresa privata la Grande Assente in quest'ultimo quarto di secolo a Gioia Tauro, con un terminalista-monopolista spesso oggetto di critiche ma nella sostanza unico o tra i pochissimi operatori privati a interessarsi davvero dell'area, coi mille "prenditori" che hanno riempito il retroporto quasi esclusivamente di capannoni industriali finti e di truffe dolorosamente vere.

Difficile, adesso che la Zes gioiese pare giunta alla fase "operativa", non chiamare in causa i vertici provinciali di Confindustria.

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Presidente Peppe Nucera, la "prima Zes dell'Europa occidentale" – come l'ha definita il governatore Oliverio con l'enfasi di rito – è sul tappeto. Ma c'è un po' di cautela su tempi e modalità d'attuazione, no?

«Guardi, la misura è eccezionale. Ma la Calabria, come tutto il Sud, in passato ha avuto tante opportunità non meno importanti. Certo, va dato atto dell'impegno del presidente Mario Oliverio e soprattutto del brillante lavoro svolto dall'assessore a Portualità e Sviluppo economico Francesco Russo; a questo punto, però, il nodo è nel come la Zes si realizza. In Calabria le cose facili diventano sempre difficili. A ridosso del 1861, Massimo D'Azeglio disse una frase illuminante in questo senso: "Abbiamo fatto l'Italia, adesso facciamo gli italiani"... è proprio così, quasi esaurito l'iter amministrativo, adesso la Zes si tratta di farla veramente».

Vede anche lei criticità all'orizzonte? Quali?

«Fino a pochi anni fa, sul territorio erano operativi i Consorzi di sviluppo per le aree industriali; con la riforma regionale, le loro funzioni dovrebbero essere esercitate dal Corap. Con un Corap commissariato, ma anche con una Calabria Verde che non interviene dove le erbacce hanno superato in altezza i capannoni, in zone industriali in cui la banda larga non esiste malgrado il finanziamento per l'infrastrutturazione messo in campo dalla Regione, lei s'immagina se viene un imprenditore se viene da fuori e vede una realtà così messa male... cosa pensa?».

Altro nodo, la vastità dell'area interessata. Avremo un'unica Zes con aree interessate che vanno da Corigliano Calabro fino a Reggio Calabria: un raccordo efficiente appare un po' impervio, no? Non si è ecceduto nel fare concessioni a questo e a quel territorio, come troppo spesso càpita da queste parti?

«Le dico solo: meno male che la campagna elettorale è finita in tempo».

Scusi, presidente, che c'entra la campagna per le Politiche?

«...Fosse finita un po' più tardi, sarebbero finiti all'interno della Zes pure i Parchi dell'Aspromonte, della Sila e del Pollino... già c'è di tutto... Credo che in alcune decisioni occorra avere misura: noi come Unindustria Calabria né come Confindustria Reggio Calabria sicuramente non sosteniamo mai lotte "di campanile", a maggior ragione questo devo dirlo. Ma poi, abbiamo valutato con serietà i fondi disponibili? Vede, la Zona economica speciale concerne per lo più i Grandi Investimenti. Ma se un grande imprenditore davvero volesse realizzare qualcosa di paragonabile a uno stabilimento dell'Fca quaggiù, temo che guardando le risorse economiche fin qui disponibili per la Zes si metterebbe a ridere... Il Governatore, a San Ferdinando, ci ha detto che la Regione ha ulteriori fondi da mettere in campo: speriamo sia davvero così, in caso contrario il rischio è la totale inappetibilità di qualsiasi angolo della Zona economica speciale».

...Un altro addetto ai lavori scettico?

«No, noi sulla Zes siamo fiduciosi. Il problema sta negli uomini che debbono realizzare tutte le cose necessarie al suo efficace dispiegamento. Io sostengo che fin quando ci sarà una gestione commissariale al Corap, non si potrà fare alcun discorso serio in questo senso. Servono organi d'amministrazione ordinaria, caldeggiamo da tempo questo cambio di rotta. Un esempio? Andiamo sollecitando da oltre tre mesi un tempestivo intervento del Corap per assicurare agli imprenditori che operano nelle aree industriali del Reggino la connettività di cui hanno disperato bisogno: come si fa, nel 2018, a fare impresa senza la banda larga? Non ci crederà, ma attendiamo ancòra una risposta. Così, lontano non si va sicuramente».

Ma la volontà di sfruttare leva fiscale e risorse per la "188"? E i 15mila posti di lavoro all'orizzonte, nelle stime della Regione?

«Nel merito dei numeri non entro, ma non ci sono dubbi che la misura della Zes ha potenzialità eccelse. Nell'Europa orientale, in Polonia sono stati i primi a utilizzare questo strumento, creando questi Poli industriali di grande interesse, attrattori d'investimento veri. Però i polacchi sono i polacchi... se dicono una cosa, poi la fanno davvero. Io come presidente di Confindustria Reggio Calabria ho avviato dei contatti nel "triangolo industriale", nel Nord-Est. A Berlino, ho dialogato con l'addetto economico all'Ambasciata italiana in Germania: così, a ottobre realizzeremo un grande evento internazionale sulla logistica, portando a Berlino gli operatori dell'area portuale di Gioia Tauro. Noi stiamo andando a fare marketing sui territori per spingere chi fa impresa a investire qui. Ma resta un problema gigantesco».

Cioè?

«Mi riferisco al nodo della sburocratizzazione. Vede, l'imprenditore interessato a investire in una regione come la Calabria, dell'incentivo del 5%, ma se è per questo anche del 20%, se ne può... ehm, ne può fare a meno, diciamo. Ma quello che danneggia, spesso distrugge l'impresa è la burocrazia, che in Calabria, ma poi in tutt'Italia è roba da white collar: una vera e propria mafia dei colletti bianchi».

Burocrazia: il "Male Assoluto", ci dice l'assessore Russo.

«Non c'è definizione più azzeccata, per chi fa impresa una burocrazia come quella che ci tocca subire è veramente il Male Assoluto. Torno a chiederle uno sforzo di fantasia: ma lei s'immagina un imprenditore tedesco, con la sua tipica mentalità altamente operativa, abituato a fronteggiare tempi assai limitati per dare esito a una pratica, che arriva qui e si scontra con una realtà borbonica? Ecco perché, specialmente rispetto a un grande strumento come la Zes, il concetto dirompente può essere quello di attuare una sburocratizzazione profonda e generalizzata. Gli incentivi restano importanti, ma un imprenditore vero sinceramente fa ragionamenti di un altro tipo: quando gli viene un'idea, l'imprenditore vorrebbe riuscire a realizzarla "ieri", non aspettare due anni perché vada in porto un incartamento... L'altro punto decisivo sul quale come Confindustria Reggio Calabria stiamo ragionando già da un po' è il rapporto con i sindacati».

Perché, teme una stagione "calda"? Problemi in vista? Le relazioni industriali vanno a rotoli?

«Al contrario; stiamo ragionando in termini di concertazione per superare gli ostacoli che la Calabria ha davanti in termini d'occupazione e sviluppo. In particolare, stiamo ragionando con le parti sociali su come meglio aiutare le imprese: debbono essere quelle a dare lavoro. E oggi, il punto-cardine di quel che non va è l'assenteismo».

Dice davvero? Il nodo non riguarda come s'è detto sempre le infrastrutture assenti, i "prenditori" senza scrupoli, i soldi che mancano, ma improvvisamente sta nell'assenteismo?

«Le più grandi realtà su questo territorio, come l'Hitachi a Reggio Calabria e la stessa Medcenter Container Terminal proprio a Gioia Tauro, sono afflitte dal problema dell'assenteismo. Coi sindacati, noi stiamo ragionando per lanciare un messaggio unitario e univoco: ragazzi, ci lamentiamo sempre perché non c'è lavoro, una volta che c'è lavoro facciamo opera di persuasione, d'educazione affinché, nel rapporto tra datore di lavoro e personale, ciascuna delle due parti faccia il proprio dovere. In modo il lavoratore, sembra paradossale persino doverlo dire, si presenti effettivamente al suo posto di lavoro!, senza tassi d'assenteismo aberranti, fino al 60%!, come siamo costretti a riscontrarli in occasione delle festività o di altri appuntamenti particolari... Questo è un aspetto che va assolutamente salvaguardato. Così, coi sindacati stiamo ragionando per realizzare uno schema d'accordo proprio in termini di relazioni industriali per gestire questo pericoloso fenomeno, per dare garanzie a chi fa impresa anche sotto questo profilo».

E i sindacati rispondono bene?, condividono la sua analisi circa le dimensioni e la gravità della questione-assenteismo?

«I dati non possono essere confutati. Quali interessi dei lavoratori si vanno a salvaguardare contrastando l'assenteismo? Facile dirlo. Se un lavoratore di Reggio Calabria non trova occupazione qui ed è costretto a emigrare a Milano per poter campare, e guadagna magari 1.300 euro, circa la metà deve spenderli solo per dormire. Se invece, elevando i tassi di produttività e tagliando un po' il costo del lavoro, riusciamo a creare nuove opportunità occupazionali qui da noi, per fare la stessa cosa guadagnando un po' di meno...».

Il famoso salario differenziato per zone geografiche? Presidente, perora questa causa?

«...se noi questo lavoratore riusciamo a impiegarlo qui per fare le cose che sa fare e che in caso contrario sarebbe costretto a fare altrove, magari pagandolo anche solo 900 o mille euro al mese, gli abbiamo comunque creato un posto di lavoro a casa sua; e lui sicuramente lo apprezza... Ci sono tanti meccanismi che stiamo cercando di mettere in atto, in questo particolare momento storico, per creare in questo territorio elementi d'attrattività per chi fa impresa. Però, la Pubblica amministrazione deve cambiare drasticamente il suo modo di ragionare e di operare».